Resistenti, innovativi, inclusivi: l'Italia e l'Abruzzo che non si arrendono

Resistenti, innovativi, inclusivi: l’Italia e l’Abruzzo che non si arrendono

Resistenti, innovativi, inclusivi: l’Italia e l’Abruzzo che non si arrendono Presentato a Pescara il libro di Francesco Erbani dedicato a storie positive che cambiano il volto di intere comunità. Monetti (Confcooperative Abruzzo): “Ripartiamo da qui”.

Categorie: Primo Piano

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Esperienze di resistenza. Luoghi di innovazione. Comunità inclusive. C’è un’Italia che è tutto questo e mette gioiosamente in discussione la narrativa di un Paese in declino. Lo fa senza clamore, ma c’è chi come Francesco Erbani ha deciso di rompere questo silenzio e raccontare proprio l’“Italia che non ci sta”. È questo il titolo del volume presentato dal giornalista di La Repubblica a Pescara in due incontri promossi da Confcooperative Abruzzo, la realtà che ha suscitato in undici paesi della nostra regione altrettante cooperative di comunità, alcune delle quali sono state raccontate da Erbani nel suo volume.
In mattinata, l’autore è intervenuto al Liceo classico “Gabriele D’Annunzio” davanti a decine di studenti. Nel pomeriggio, all’Aurum, nel corso di un incontro ricco di spunti e testimonianze, realizzato in collaborazione con il dipartimento di Architettura dell’Università “d’Annunzio” e condotto dal professor Alberto Ulisse. A fare gli onori di casa, Massimiliano Monetti, presidente di Confcooperative Abruzzo, che ha spiegato come sia “giunto il momento di comunicare questa ricchezza affinché questi buoni esempi diventino contagiosi. Solo così si rimette in moto l’intero sistema-paese”. Raccontando di persona alcune storie contenute nel libro, Erbani ha evidenziato fattori che le rendono di valore per tutti: “Si tratta di uomini e donne che non si arrendono. Resistono, nella certezza che si può creare valore e speranza lì dove si è nati. E lo fanno radicati nelle tradizioni ma con lo sguardo al futuro: molte esperienze, infatti, sono davvero innovative, vale a dire usano strumenti avanzati, moderni, persone che guardano con occhi nuovi ciò che fanno. Le comunità che nascono e rinascono sono aperte, inclusive, non hanno paura della diversità ma, anzi, sanno accogliere chi vive nel bisogno o arriva da lontano”.
Il volume è una sorta di atlante che spazia dalla Calabria alle valli lombarde, passando per l’Abruzzo: diverse le testimonianze dalla nostra regione, alcune raccontate nel corso dell’incontro dai protagonisti. Ad Anversa degli Abruzzi, in provincia di L’Aquila, è nata una cooperativa di comunità che prima di ogni altra cosa sta lavorando per far guardare il positivo ai trecento abitanti rimasti. “La comunità – ha detto Manuela Cozzi – è ciò che si trova fra la mancanza e la speranza. Quello che ci hanno lasciato i nostri avi, natura, prodotti tipici e tradizioni, vogliamo tramandarlo a chi verrà, trasformandolo in ricchezza. E così facendo abbiamo salvaguardato l’ultimo negozio, la scuola e altro ancora, ridando lavoro e protagonismo a tante persone”. Da parte sua, Palmerino Fagnilli, sindaco di Pizzoferrato, in provincia di Chieti, ha raccontato l’esperienza del suo paese, alle prese con un forte spopolamento: “La cooperativa di comunità è stata lo strumento per puntare sulle opportunità invece dei limiti. Perché noi gente di montagna non abbiamo problemi: sono gli altri a crearceli. La cooperativa, così, ci ha facilitato la vita, essendo uno strumento agile che bypassa burocrazia, lacci e lacciuoli: e facciamo economia, tra attività commerciali e rilancio di prodotti tipici”. Rancitelli, a Pescara, è un quartiere difficile, ma Francesca Di Credico non si è arresa: insieme al parroco si è rimessa in moto, ha coinvolto associazioni e residenti per provare ad affrontare i problemi e ridare voce a gente sfiduciata. Dal basso, sono riniziate tante attività e lentamente sta rifiorendo una comunità. Sempre a Pescara, l’associazione Millimetri sta lavorando sui temi dell’abitare e della rigenerazione urbana, a partire dalle risorse dei luoghi e dal coinvolgimento di cittadini, associazioni e realtà del territorio. Come ha raccontato Manuela Romano, il progetto Transition Map sta mappando le possibili trasformazioni urbane che riguardano la città: tutto rigorosamente dal basso.
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